01 Set

Di festa in festa…. Un avvenimento importante per tutti noi

Come ha annunciato la Curia dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni nel suo comunicato, si farà, per volontà dell’Arcivescovo e con il nulla osta della Congregazione delle Cause dei Santi, la traslazione delle spoglie mortali del Servo di Dio, dal cimitero alla chiesa Cattedrale. Traslare significa portare la cassa che contiene le spoglie di Matteo, dalla sepoltura dove ora riposa, al cimitero nella cappella di famiglia, alla Cattedrale, senza ricognizione canonica, ossia senza esumarlo, procedura questa che in genere si riserva alla viglia della Beatificazione. Perché proporre la traslazione? Nel caso dei Servi di Dio, come dei Beati e dei Santi, ci rifacciamo alla tradizione della Chiesa apostolica, quando le reliquie dei martiri (allora in genere i cristiani morivano martiri) venivano gelosamente custodite e venerate soprattutto perché, accanto alla loro tomba, i cristiani perseguitati trovavano la forza di testimoniare la fede. Più tardi, terminate le persecuzioni, le tombe dei Santi hanno sempre avuto un ruolo centrale nella devozione cristiana. Anticamente, seppellire nella chiese, non era un privilegio; era un uso comune e lo si mantenne fino al 1804, quando Napoleone,  anche per ragioni igieniche, lo vietò in tutti i territori occupati dalla Francia. Chi non si ricorda i Sepolcri, scritti dal Foscolo proprio in contestazione a questa disposizione? Tuttavia, presso le tombe dei Santi vi era una venerazione che non era presente presso gli altri sepolcri. Le gente vi si recava in pellegrinaggio, pregava, si verificavano grazie e miracoli e i poveri e gli oppressi si sentivano consolati. Quando il vescovo locale constatava che la tomba di un fedele era circondata da tale venerazione, ne “elevava” il corpo, ossia lo prelevava dal sepolcro e lo faceva deporre in un posto adeguato; questa cerimonia era la Beatificazione della chiesa prima del Concilio di Trento e si basava sulla fama di santità e virtù del Servo di Dio. Poi, in seguito anche alla Riforma protestante, la Chiesa ha dovuto codificare le procedure fino ad arrivare alla prassi attuale che regola le cause di Beatificazione e Canonizzazione. Ma il principio che sta alla base delle venerazione dei corpi dei Santi è rimasto il medesimo: vicino a loro si attinge la forza per la testimonianza della fede, ci si confronta sulla autenticità del nostro impegno, si chiedono grazie e favori. In questo ambito va considerata anche la traslazione della salma di Matteo dal cimitero alla Cattedrale; un gesto significativo perché la Cattedrale è il cuore della vita della diocesi: lì celebra il Vescovo, vi ordina i sacerdoti, si tengono le cerimonie più importanti; lì c’è la cattedra del Vescovo da dove lui ammaestra il popolo di Dio. La presenza di Matteo darà maggior forza e speranza a quanti parteciperanno a questi eventi e anche a quanti, singolarmente e nel silenzio, si recheranno a pregare nella Cattedrale. Matteo ha amato molto la Chiesa di Brindisi, intesa come comunità di fedeli, di persone che pregano e cercano insieme di vivere il Vangelo. Era fermamente convinto che non si può amare Dio e non amare la Chiesa in tutto quanto lei, come Madre e Maestra, ci offre: il Magistero che Matteo conosceva e studiava, la liturgia alla quale partecipava vivamente e con attenzione, il sostegno che la Chiesa ci dà nel cammino della vita con i sacramenti. La presenza di Matteo in Cattedrale ci ricorda tutto di lui, ma soprattutto la sua fede, il suo amore per la Chiesa, il coraggio di vivere e testimoniare il suo essere cristiano. Matteo è un santo che ha camminato tra noi, in molti lo hanno conosciuto, appartiene al nostro tessuto sociale ed ecclesiale. Sarà certamente consolante potersi recare a pregare sulla tomba di Matteo in Cattedrale, parlargli della nostra vita, chiedergli un aiuto, una grazia e anche un miracolo.

Ci sentiamo grati a mons. Caliandro e al Vicario generale che hanno sbrigato tutte le procedure canoniche e seguito anche quelle pratiche per arrivare ad avere Matteo qui in Cattedrale. Ma c’è un aspetto che interessa noi come comunità ecclesiale della diocesi di Brindisi-Ostuni, come amici di Matteo.

Per noi qual è il significato di un tale atto: ci sentiamo pronti a riprendere Matteo nella nostra chiesa Cattedrale e a capire che questo significa per tutti noi un maggiore impegno di santità di vita cristiana? Ci sentiamo pronti a conoscerlo meglio e a capire cosa può dire nella vita di ciascuno di noi? Ci impegniamo a farlo conoscere ed amare ai nostri giovani perché anche loro, come Matteo, trovino la vera gioia e diano un senso alla vita? Ci sentiamo capaci di dare, come lui, testimonianza di amore e fedeltà alla Chiesa, con una vita coerente con il battesimo, fatta anche a volte di scelte controcorrente e coraggiose come ha fatto lui?

La traslazione di un Servo di Dio, Beato o Santo, ha questo significato: una scossa di vita, di santità per la comunità che lo accoglie, che lo vuole vicino, una proiezione verso il Cielo, una provocazione a chiederci davanti alla sua tomba: e io cosa ho fatto fino ad ora?

Quando gli chiederemo qualcosa, un aiuto, una mano per risolvere una situazione, Matteo potrebbe risponderci con le parole che scrisse ad un amico: “Non posso prometterti grandi cose, ma di sicuro, pregando insieme Gesù, Egli interverrà a risolvere la situazione in qualche modo. Questo te lo assicuro. BASTA VOLERLO!”.

Dottoressa Francesca Consolini, Postulatrice

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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