09 Giu

X Domenica del Tempo Ordinario _ Anno B

10 giugno 2018

Mc.3, 20-35

“Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella, madre”.

Non siamo di fronte a un brano unitario, esso procede secondo una modalità tipica in Marco, per cui un racconto viene a contenerne un altro al suo interno. Possiamo infatti collocare i vv. 20-21 e 31-35 sotto il titolo di “la vera famiglia di Gesù” mentre i vv. 22-30 sotto quello di “Gesù mette fine al regno di Satana”.

Marco però ha voluto “incastrare” i due temi secondo il filo conduttore dell’accusa fatta a Gesù di essere pazzo e, in crescendo, indemoniato e strumento di Satana.

Il racconto prende inizio da un fatto ormai consueto: Gesù circondato dalla folla. Marco rileva che l’afflusso di gente è tale da non permettere nemmeno di fermarsi per mangiare. Ormai il successo che riscuote è tale da essere senza precedenti.

Questa dedizione nasconde un grande amore da parte di Gesù e la coscienza di essere loro “pastore”. Egli sente in modo forte l’urgenza di insegnare, di indicare alla gente la via per il Padre.

La notizia giunge ai parenti di Gesù. La sua dedizione viene interpretata da parte loro come una pazzia. Il termine giusto starebbe ad indicare un atteggiamento stravagante, eccentrico, che la sua famiglia vorrebbe rimediare portandolo via da lì.

I parenti preoccupati da queste voci poi decidono di andarlo a prendere.

Il secondo brano inizia nominando i maestri della legge che vengono da Gerusalemme. In Marco anche queste nozioni geografiche hanno un significato preciso. Se la Galilea è il luogo dell’attività di Gesù ed il luogo che in qualche modo accoglie la sua predicazione, Gerusalemme è il luogo del rifiuto e della condanna a morte. È la “casa” delle autorità religiose ebraiche che rifiutano e quindi essi stessi diventano il simbolo del rifiuto ostinato.

L’accusa di questi dottori è più grave rispetto a quella dei parenti. Da un giudizio di semplice stravaganza si passa ad uno molto più serio che è quello di essere posseduto da Satana.

La risposta di Gesù si articola in più parti:

Come può Satana scacciare Satana?

Gesù in questo modo cerca di dimostrare l’assurdità dell’accusa fattagli. Essa è contraddittoria e rivela un pregiudizio da parte dei suoi accusatori.

.” “Se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà stare in piedi. (v.24). Se in una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi (v.25)

Ora accompagna l’affermazione precedente con due semplici esempi che dimostrano la sua tesi e quindi l’assurdità dell’accusa.

“Anche Satana se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. (v. 26) Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa” (v.27).

Ora Gesù quasi passa al “contrattacco”, passa alla fase positiva nella sua risposta all’accusa. Fino ad ora ha mostrato l’assurdità dell’accusa e ora mostra positivamente in cosa consiste la sua azione nei confronti di Satana. Infatti non solo non è dalla parte di Satana ma dimostra che la sua azione è diretta contro di lui, contro “l’uomo forte” che tiene sotto controllo la “sua casa”. Gesù è venuto a mettere fine al regno di Satana e del peccato che tiene l’uomo in una condizione di morte; separato da Dio.

La conclusione della risposta di Gesù consiste nella condanna dei suoi nemici. La sua conclusione è che chi lo rifiuta non vuole aprire gli occhi alla verità della sua predicazione e dei fatti che opera. Anzi, la trasforma in opera del maligno e quindi si pregiudica in modo radicale l’accesso al regno del Padre. Essi si rendono ciechi in modo irrimediabile anche da parte di Dio. E se sono ciechi come possono riconoscere ed accogliere l’opera di Dio in Gesù?

Nel linguaggio biblico tutto questo si traduce appunto in una condanna contro la bestemmia dello Spirito Santo.

A questo punto riprende il racconto riguardo la famiglia di Gesù. Anche a loro risponde con precisione, anche se non all’accusa di stravaganza. Egli rivendica di non appartenere più a loro. La sua vera famiglia ha legami diversi da quelli di sangue. Egli non appartiene più a loro in quanto il semplice legame di sangue non permette loro di comprendere Gesù e quindi di accoglierlo. Ora è chi segue la volontà del Padre che è in grado di accogliere Gesù. Gesù stesso è l’immagine del Padre. È l’amore del Padre che ci rende tutti fratelli.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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