21 Ott

XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

22 ottobre 2017

Dal Vangelo secondo Matteo 22,15-21

“… E’ lecito, o no,  pagare il tributo a Cesare?”……”Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “questa immagine e l’iscrizione d*/9*i chi sono?”. Gli risposero:”Di Cesare”. Allora disse loro:”Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”…

Il Vangelo di oggi ci offre un forte richiamo alla chiarezza di condotta per i cristiani che operano nel mondo. Essi non sono infatti chiamati ad estraniarsi dalle realtà terrene, ma a trasformarle dal di dentro, rendendo a cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio.

Gesù è a Gerusalemme, nel suo ultimo periodo di esistenza terrena.

I vangeli sinottici ricordano tre capitoli principali del messaggio di Gesù nella città santa:

  • la purificazione del tempio (Mt.21, 12-27)
  • una serie di diatribe tra Gesù e gli scribi e farisei (Mt. 22, 15-46)
  • il discorso escatologico (Mt.24-25).

La prima delle diatribe riguarda appunto il nostro vangelo, ed evidenzia il problema del rapporto con l’impero romano. Per il giudaismo palestinese di allora non si trattava solo di indipendenza politica, ma di professione di fede: unico Signore e re dell’universo è il Signore, Dio di Israele.

Gesù, interrogato con inganno su una questione politico-fiscale, con finezza e abilità smaschera l’ipocrisia di quelli che lo interrogano e fissa l’orizzonte religioso della relazione con Dio,  sottraendolo alle sottili distinzioni etico-giuridiche che ponevano Dio allo stesso livello dell’uomo.

E’ drammatica l’alleanza tra due gruppi avversari, accomunati solo dalla convinzione di auto salvezza: i farisei per l’osservanza della legge, gli erodiani per la forza del potere politico impersonato da Erode.

Gesù risponde alla domanda con una domanda che mette in difficoltà chi era venuto per mettere lui in imbarazzo, e sentenzia con una sapienza salomonica: a ciascuno il suo. A Cesare la realtà di Cesare, a Dio la realtà di Dio.

La domanda posta a Gesù è comunque importante, perché riguarda due dimensioni fondamentali – a volte alleate, a volte contrastanti – dell’esperienza umana.

Nell’economia di Dio, espressa in modo esauriente dalla sentenza di Gesù, emergono criteri totalmente diversi da quelli umani. Il potere civile è considerato da Cristo nella sua autonomia, e non funge da contraltare a quello religioso.

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"E poi un giorno la luce, il pianto, non di sofferenza, ma quasi di commozione..."

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